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Rivista on line di Azione Universitaria

mercoledì 22 settembre 2010

Intervista ad un goliarda: il professor Caucci si confessa ad Azione Universitaria

Pubblichiamo di seguito un bell'articolo di una militante di Au Firenze. Articolo inerente una tradizione universitaria antica ma ancora, in parte, sentita: la Goliardia.


Nord
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Il primo giorno del primo anno universitario, alcuni studenti di giurisprudenza vivono un’esperienza esilarante. Nell’aula magna, gremita di ragazzi spaesati, dove si dovrebbe tenere la temuta lezione di diritto privato del prof. Collura, un personaggio apparentemente normale, prende la parola al microfono della cattedra. Dopo circa dieci minuti in cui tutti credono di avere di fronte il prof. Collura e nello stesso tempo si chiedono che cosa stia blaterando, dato che pronuncia frasi senza una logica legata al diritto, il personaggio in questione confessa di essere un goliarda. Spuntano accanto a lui i suoi fratelli goliardi, con la feluca e il mantello, e si prendono beffe delle povere matricole sedute nei banchi che, ancora una volta, anno dopo anno, cascano nella loro goliardata. Alla fine, però, lanciano un messaggio: “Ragazzi, noi siamo dei goliardi e siamo venuti a dirvi che all’università non c’è solo lo studio ma c’è soprattutto il divertimento!”. Del primo giorno del primo anno universitario, questa frase è l’unica che rimane impressa a tutti. Ma questi goliardi, chi sono? Azione Universitaria, nella volontà di far conoscere la propria storia e nella convinzione che dietro ad ogni simbolo, ogni gesto, ogni motto o canzone che la contraddistingue dalle altre rappresentanze studentesche, ci sia una spiegazione legata ad una tradizione, ha deciso di intervistare un goliarda. A partire dai GUF, Gruppi Universitari Fascisti, infatti, e poi in relazione al FUAN, Fronte Universitario di Azione Nazionale, la feluca, cappello goliardico, diventa simbolo delle rappresentanze della destra studentesca. Oggi, invece, le due cose sono distinte e separate. Capiamo il perché dell’uso della feluca, oggi, nel simbolo di Azione Universitaria. Parliamo della goliardia con il Professor Jacopo Caucci, docente di spagnolo alla facoltà di economia e commercio. Il professore si presenta come sempre in giacca e cravatta, molto elegante ma anche disponibile a prendere un caffè con noi, e così ci racconta la sua esperienza da goliarda.

AU: Professor Caucci, noi la intervistiamo perché sappiamo che lei fa parte della goliardia…

Prof. Caucci: Sì, è vero.

AU: A che età è entrato a far parte della goliardia?

Prof. Caucci: A 18 anni.

AU: E quali sono le motivazioni per cui un ragazzo diventa un goliarda? (il professore ride) O meglio, goliarda si nasce o si diventa?

Prof. Caucci: No, goliardi si nasce… perché lo spirito è quello che conta!... e poi si ci diventa perché in goliardia si entra attraverso un’iniziazione che noi chiamiamo “processo”.

AU: So che il processo è molto pesante per le matricole…

Prof. Caucci: Sì, per le aspiranti matricole… perché matricole si diventa dopo aver subito un processo. Ovviamente è pesante per quello che è comunque un gioco quindi la persona processata è sicuramente offesa e insultata ma tutto ciò come tentativo di trasgredire e dissacrare, mai per offendere realmente la persona.

AU: Quindi una persona che non sa stare al gioco, potrebbe prenderla male?

Prof. Caucci: Sì, ed è successo che molti magari si siano avvicinati a noi e poi non siano entrati ma che siano comunque rimasti nostri amici. La differenza tra una persona che è un amico/conoscente e quello che siamo noi è che noi ci riteniamo “fratelli in goliardia” perché c’è un vincolo che ci lega ed è quello dato proprio dal processo, dai colori, dall’ordine, dall’appartenenza alla città… [...]


E qui finisce la prima parte di questa bella intervista. A breve la II puntata!

Nord

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